La sicurezza degli impianti elettrici, tutto quello che serve sapere

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Punto Luce /
07/07/2016

La sicurezza degli impianti elettrici è un tema sentito, che interessa il rispetto delle norme di sicurezza e che si propone come il primo fattore da considerare in fase di progettazione. Si tratta di norme puramente tecniche e norme giuridiche, che devono essere applicate in sinergia, per dare vita ad un impianto elettrico sicuro e rispettoso della legge in materia. La norme di riferimento sono il Decreto Ministeriale 37/2008 e la Cei 64-8. Nel 2011 è stata introdotta la variante V3 che interessa i parametri minimi di sicurezza. Queste sono le basi legislative che determinano la sicurezza degli impianti elettrici nel nostro paese.

Impianto elettrico sicuro: la progettazione

La sicurezza degli impianti elettrici inizia con la progettazione (della quale abbiamo parlato in questo articolo) e il committente deve rivolgersi ad un tecnico abilitato che è chiamato a compilare uno schema dell’impianto. Lo schema o progetto deve essere stilato sulla base delle indicazioni fornite dal progettista e deve ovviamente essere concordato con il cliente. Lo schema deve essere dettagliato, annoverare i punti di presa e il tracciato dei cavi, indispensabile per le manutenzioni che potranno essere richieste in futuro.

Il progetto deve essere quindi depositato presso il comune di residenza o lo sportello unico dell’edilizia contestualmente al progetto in caso di ristrutturazione edilizia, secondo quanto indicato dal testo Unico Per l’Edilizia.

In caso di nuova installazione, ampliamento degli impianti esistenti e trasformazione degli stessi, è obbligatorio presentare il progetto, mentre la presentazione non è necessaria per quanto riguarda gli interventi che hanno una natura di ordinaria o straordinaria manutenzione.

Sicurezza degli impianti elettrici: le caratteristiche

Vi sono alcuni aspetti tecnici che chiedono di essere rispettati affinché l’impianto elettrico possa essere considerato sicuro. La norma di riferimento è la variante V3 della Cei 64-8, la quale riporta:

  • quale deve essere la sezione del montante di collegamento fra contatore e centralino, la quale deve essere ≥ 6 mm2;
  • la richiesta presenza nell’appartamento di un interruttore generale che svolge la funzione di interruttore di emergenza e che può coincidere con un generale già installato;
  • la sfilabilità dei cavi;
  • che i quadri elettrici dell’appartamento devono essere per norma dimensionati con il 15% minimo della cosiddetta ‘riserva per capienza modulare’;
  • che il conduttore di trasmissione PE deve giungere al quadro elettrico generale, al fine di collegare, anche in futuro degli scaricatori di tensione;
  • che il cosiddetto collegamento ‘entra esci’ che viene effettuato sulle prese elettriche è contemplato solo per gli apparecchi che sono posizionati nella stessa scatola o al massimo per apparecchi che sono posizionati in due scatole adiacenti, perché oltre questa misura è richiesto di alimentare il gruppo con un’alimentazione diversa, che può provenire anche dallo stesso alimentatore in linea aggiuntiva ma non derivare dalla scatola precedente;
  •  la regola che stabilisce se ci sono dei differenziali caratterizzati da elevata insensibilità ai disturbi elettromagnetici e differenziali in classe A per la protezione dei circuiti che servono lavatrici, condizionatori o apparecchiature che assemblano componenti elettroniche;
  • che l’impianto elettrico deve essere protetto da almeno due interruttori differenziali che si impegnano a garantire la continuità al servizio su almeno una delle due linee esistenti. E’ prassi in questo caso dividere l’impianto in una sezione ‘luce‘ e in una sezione ‘forza‘, dove entrambe le linee devono essere garantire dalla selettività orizzontale;
  • che in casa deve esserci almeno una presa di tipologia Schuko nei punti della cucina e della lavatrice;
  • che l’impianto deve essere dotato di un’elettro-valvolazione che lavora per intercettare il gas domestico che deve essere posizionata nei punti dell’abitazione dove si trova la fonte. Tale opera deve essere legata alla predisposizione per l’inserimento di un sensore idoneo ad avvertire le fughe di gas.

Impianto elettrico: il ruolo dei tecnici

Ora che abbiamo compreso quali sono i riferimenti necessari per dare vita ad un impianto elettrico a norma quindi sicuro, dobbiamo considerare che la legge stabilisce che la realizzazione dell’impianto deve avvenire da parte di imprese che sono regolarmente iscritte alla Camera di Commercio e ogni minimo intervento all’impianto deve essere effettuato da personale abilitato.

Al termine della realizzazione dell’impianto, la ditta che se ne è occupata deve rilasciare al cliente committente la dichiarazione di conformità, l’unico documento che può dimostrare che il circuito è a norma di legge. Fa parte del documento la relazione che descrive la tipologia dei materiali che sono stati impiegati impiegati e il progetto dell’impianto stesso.

Sicurezza impianto elettrico: la dichiarazione di rispondenza

La dichiarazione di conformità è richiesta anche nelle compravendite immobiliari, ma può capitare che non sia stata prodotta o non sia reperibile e ciò può accadere soprattutto con gli edifici obsoleti. In questo caso la dichiarazione può essere sostituta da una dichiarazione di rispondenza che deve essere resa da un professionista iscritto all’albo professionale che abbia esercitato la professione per almeno cinque anni, lavorando nel settore dell’impiantistica che interessa la dichiarazione. La figura professionale si assume in questo caso la responsabilità di quanto contenuto nel documento dopo avere effettuato sopralluoghi e accertamenti del caso.

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